Sono molte le cause del dolore al seno e ai capezzoli durante l’allattamento. Analizziamole insieme per capire quando la situazione sia nella norma e quando sia il caso di rivolgersi al medico. Senza trascurare mai l’aspetto psicologico, vi invito a leggere fino alla fine.
Perché l’allattamento al seno è doloroso?
La suzione del neonato durate l’allattamento al seno provoca un dolore la cui intensità è molto soggettiva e dipendente dalla soglia percettiva del dolore materno. Nei primi giorni la suzione è utile per due motivi:
- perché stimola l’utero a contrarsi per tornare alle dimensioni naturali. Fanno male queste contrazioni? Sì. Servono? Stessa risposta. Vengono spesso somministrati dei farmaci che stimolano queste contrazioni, sia che si allatti sia che non sia allatti.
- Il secondo, per chi vuole proseguire nell’allattamento, è la fuoriuscita del colostro e la “scesa” del latte. Il colostro è un liquido giallo chiaro, ad alto contenuto di calorie e proteine, immunoprotettivo perché ricco di anticorpi, di linfociti e di macrofagi.
Il dolore fisiologicamente accettabile è quindi uterino ma anche circoscritto al capezzolo. Il bambino e la mamma devono trovare sintonia, qualcuno dovrebbe aiutare la neomamma a capire come attaccare il bambino e supportarla in questo difficile, seppur romantico, momento.
Una mamma tranquillizzata saprà capire se il dolore che sente è “nelle norma” o se invece è eccessivo. Bisogna avere molta pazienza e accudire la mamma che solo così potrà in serenità ascoltare il suo corpo.
Quando il dolore è eccessivo? Andiamo per gradi.
Dolore al seno e bruciore ai capezzoli durante in allattamento: Cause e Rimedi
Il seno, che già nel corso della gravidanza subisce molte modificazioni strutturali, nel post partum cresce ulteriormente in volume, si indurisce, la pelle si tende molto lasciando visibili i dotti del latte appena sottostanti.
Il capezzolo stesso si ingrandisce e si scurisce assumendo a volte una pigmentazione quasi marrone. L’aumento della tensione sulla pelle data dalla crescita in volume del seno genera dolore. La corretta suzione del neonato e la fuoriuscita del latte allenta la pressione e fa regredire il dolore. Così ciclicamente ad ogni poppata.
Cosa succede nel caso in cui il latte non riesca a fuoriuscire? E cosa succede se subentra un dolore eccessivo e compare la febbre?
Ecco in questi casi il dolore va sottoposto all’attenzione medica e/o ostetrica per valutare se il seno sia in salute o se sia subentrata una situazione da non trascurare, come quelle di cui parleremo qui sotto.
Mastite
Per “mastite” indichiamo genericamente un processo infiammatorio che interessa la ghiandola mammaria.
Comunemente quando si parla di mastite, si fa riferimento alla “mastite acuta puerperale”: cioè, connessa all’allattamento al seno.
Questo tipo di mastite nella maggior parte dei casi si verifica entro i primi tre mesi di allattamento, ma può insorgere anche più tardivamente. Tende a essere monolaterale interessando una mammella per volta.
I sintomi associati alla mastite possono comparire improvvisamente e includere:
- turgore e rossore della mammella
- dolore al seno
- calore al tatto
- malessere generale
- bruciore continuo durante l’allattamento
- febbre alta.
Per prevenire l’insorgenza della mastite è importante:
- attaccare correttamente al seno il bimbo per allattarlo
- svuotare completamente il seno prima di offrire l’altro
- che le mammelle vengano alternate a ogni poppata.
Ingorgo mammario
L’ingorgo mammario è la presenza di mammelle gonfie e dure tanto da provocare dolore alla palpazione, arrossamento e difficoltà al flusso del latte.
I sintomi che accompagnano questa situazione sono:
- dolore alla palpazione
- arrossamento della pelle
- febbre sotto i 38,5°C, mentre in caso di mastite può superare i 38,5°C.
Generalmente l’ingorgo compare nelle prime 24 ore dopo l’inizio della secrezione di latte e tende a risolversi spontaneamente entro 1/2 giorni.
La causa sta in un’inadeguata rimozione di latte dai dotti galattofori in conseguenza di cui si forma un galattocele, percepibile tastando il seno.
Spesso dipende da:
- una scorretta suzione da parte del neonato
- un’abnorme produzione di latte
- da un latte molto denso, che in condotti troppo stretti non riesce a scorrere, ed impedisce un corretto svuotamento degli stessi.
L’ingorgo può favorire la comparsa di una mastite.
La miglior prevenzione dell’ingorgo, e il suo trattamento, consiste nell’attaccare spesso il bambino, chiedere consiglio ad una puericoltriuce che saprà guidare nel corretto modo di attaccare il bambino e spiegherà anche come applicare impacchi caldi sul seno e massaggiarlo delicatamente per 1-2 minuti per facilitare la fuoriuscita del latte. E come sia utile dopo la poppata, applicare impacchi freddi, per ridurre la tensione mammaria.
Si può spremere il latte manualmente o utilizzare una pompa tiralatte nell’intervallo tra le poppate quando il latte è molto o se si ha difficoltà a farlo fuoriuscire con la sola suzione del neonato.
Dotti galattofori occlusi
Se un segmento del dotto galattoforo non viene drenato correttamente durante una poppata si ostruisce. L’ostruzione si avverte sotto forma di piccola tumefazione dolente della mammella. Questa condizione deve essere risolta il più rapidamente possibile per non evolvere in mastite.
Quindi:
- corretta suzione del lattante che va tenuto con il mento diretto verso la tumefazione, in modo che si alimenti da quella parte della mammella.
- Evitare indumenti o reggiseni stretti per far scorrere il latte senza intralcio.
- allattamento frequente dalla mammella colpita.
- impacchi caldi per favorire il flusso.
- delicati massaggi della tumefazione verso il capezzolo durante l’allattamento.
Eccesso di latte
Le mamme con una produzione eccessiva possono sentirsi a disagio, avendo frequenti e costanti perdite di latte, e hanno maggiori probabilità di soffrire spesso di mastite.
Prima di ridurre la produzione di latte bisogna essere realmente sicure di produrne in eccesso. Infatti dopo circa 4 o 6 settimane dal parto gli aumenti di prolattina diminuiscono gradualmente e con questa diminuzione avviene un assestamento della produzione di latte che inizia ad adottare un processo di “domanda e offerta” adattato sulle esigenze del bambino.
Quando ciò non avviene ed il latte è eccessivo, affinché non ostruisca i dotti e porti alle situazioni descritte sopra, bisogna tirare il latte e magari donarlo alla banca del latte più vicina a noi, o individuare, chiedendo magari al pediatra o alla pediatra, se ci sia qualche mamma che ne necessita. Una mia amica con il suo latte allattò tre neonati, tra cui uno dei miei nipoti. Fratelli di latte.
Per alcune mamme per ridurre la montata sembrano sufficienti semplici rimedi:
- Allattare in posizione reclinata
- Tirare il latte
- Utilizzare le coppette assorbi-latte
- Allattare ad orario e non a richiesta.
Candidosi
In precedenti post abbiamo affrontato la Candida e la sua eziologia nei vari apparati che questo lievito va a colonizzare. Solo una visita medica appurata potrà porre diagnosi di Candida, e vi invito ad approfondirla sul nostro blog.
Parlando del seno, i sintomi della candida al seno sono:
- Dolore molto forte (come spilli) nel momento in cui il bambino viene attaccato e che peggiora progressivamente a ogni nuovo attacco.
- La pelle del capezzolo e dell’areola appare lucida, rosa/rosso brillante, ha l’aspetto irritato.
- Prurito o bruciore della pelle sopra i capezzoli e l’areola.
- Dolore tra una poppata e l’altra.
- Capezzoli molto sensibili al tatto e al cambiamento di temperatura.
- I capezzoli diventano bianchi durante le poppate.
Sintomi per il neonato o lattante:
- Irrequietezza e nervosismo durante o dopo la poppata.
- Presenza di macchie bianche in bocca, in particolare sulla lingua.
- Presenza di eruzione da pannolino con macchie rosse.
- Mughetto.
Rivolgersi al medico e non cadere nel “fai da te”.
Ascesso mammario
Le infezioni della mammella sono solitamente causate da batteri.
Raramente, le infezioni mammarie provocano un ascesso (una raccolta di pus nella mammella).
La mastite si riferisce a un’infiammazione dolorosa della mammella, solitamente accompagnata da un’infezione mammaria. Un’infezione della mammella dopo il parto viene trattata continuando l’allattamento e con massaggi o l’uso di un tiralatte per svuotare la mammella dal latte. Talvolta sono necessari antibiotici.
Gli ascessi mammari sono meno comuni delle infezioni mammarie ed evolvono da un’infezione locale non trattata. Il medico attuerà tramite ago il drenaggio dell’ascesso, in una procedura eco-guidata.
Talvolta, per drenare l’ascesso, potrebbe occorrere un’incisione. Di solito, la cura si basa sulla somministrazione di antibiotici.
Ragadi
Anche il seno può esserne colpito a livello di capezzoli e areola mammaria, ossia la zona cutanea che li circonda, soprattutto nelle prime settimane di allattamento e, in particolare, in donne al primo parto, dalle ragadi.
Per ragade in generale si fa riferimento a piccoli taglietti di varia profondità che interessano maggiormente le zone del corpo più sensibili e/o a contatto con l’esterno, in particolare mani, piedi, labbra o ano.
Nel caso delle ragadi del seno non vanno sottovalutate, poiché potrebbero rivelarsi delle brecce per eventuali infezioni.
Inoltre provocano dolore intenso durante la suzione e sanguinamento, a volte tali da impedire l’allattamento.
Come si possono prevenire e/o trattare?
- Con una profonda idratazione della pelle del seno già dagli ultimi mesi di gravidanza.
- Poi durante l’allattamento bisogna attaccare correttamente il neonato a tutta l’areola mammaria e non solo capezzolo.
- Fargli assumere la corretta posizione durante l’allattamento.
- Osservare la corretta igiene del seno e aiutarsi con creme apposite per ragadi del seno, che hanno effetto riparatore e calmante. Leggere attentamente quali vadano applicate prima di attaccare il neonato, e quali dopo.
Vasospasmo
Il vasospasmo del capezzolo è un’altra causa di dolore durante l’allattamento.
Cosa si intende con questo termine? A causarlo è lo schiacciamento dei vasi sanguigni che irrorano il capezzolo a causa della posizione scorretta assunta dal bambino durante l’allattamento oppure per un problema anatomico della sua bocca. In questo caso il neonato stringe le gengive, causando la costrizione del capezzolo durante la poppata.
Il dolore del vasospasmo è di tipo urente e puntorio. Insorge ciclicamente e perdura anche molto dopo la fine della poppata.
Si può provare a risolverlo modificando il posizionamento del bambino durante l’allattamento. Oppure rivolgendosi a specialisti che sapranno come modificare il tipo di suzione del bambino agendo con massaggi al volto e alla lingua.
Frenulo linguale corto
In questo caso l’allattamento è osteggiato da un difetto anatomico del neonato: il frenulo corto, essendo una caratteristica anatomica, determina un impedimento di tipo meccanico.
L’atto di attaccarsi al seno, non è efficace e questo provoca sia danni al capezzolo sia dolore alla madre.
Il dolore al seno in allattamento si può prevenire?
Il segreto è nel farsi supportare sia in gravidanza che in allattamento.
Scegliere delle figure professionali che sappiano approcciare ad una neo mamma e seguirla in questo percorso, perché di percorso si tratta quando parliamo di allattamento e di neo-genitorialità, con garbo e senza giudizio.
Un buon professionista saprà guidarvi, individuare un problema senza mettervi ansia, consigliarvi e guidarvi nelle vostre scelte. Perché di vostre scelte si sta parlando.
Il corpo è vostro, i corpi sono tutti diversi e le donne sono tutte diverse perché sono persone tutte diverse! Seguite serene il vostro cammino perché ciò che conta è solo la libertà della vostra scelta. Vi auguro “nessun dolore”.
Dott.ssa Marta Rovere
ATTENZIONE
Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi indicazione riportata. Se si hanno dubbi o quesiti sull’uso di un farmaco è necessario contattare il proprio medico.