La “sindrome da stanchezza cronica” viene chiamata anche sindrome da fatica cronica, CFS o encefalomielite mialgica, si classifica come un disturbo di natura complessa, che si manifesta con un senso di fatica persistente che non si attenua con il riposo e non è correlato a problemi di salute o ad attività fisiche intense.
Tale condizione è ancora sotto esame e motivo di molti studi da parte della comunità scientifica che sta formulando molte ipotesi per comprenderla, stabilendo i rapporti di causa-effetto, e risolverla.
Insieme alla stanchezza fisica il paziente riporta al medico curante una serie di sintomi simili a quelli influenzali, ma in assenza di influenza.
Cause della stanchezza cronica
Le cause per la sindrome da stanchezza cronica non sono state ancora individuate e ci si muove ancora sul piano delle ipotesi.
- Si è notata una certa diffusione di questa sindrome in chi è stato affetto da alcune patologie virali soprattutto legate alla famiglia degli Herpesvirus, che sono virus a DNA, cui appartengono la varicella, il fuoco di S. Antonio e il virus Herpes labiale/genitale.
- Forti stress emotivi o traumi psicologici pregressi
- Deficit nel funzionamento del sistema immunitario
- Alterazioni dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene che regola molti equilibri ormonali fondamentali per il nostro organismo.
Tutto questo è molto vago e in un nesso di causalità ancora da definire.
Stanchezza cronica o stanchezza fisica: quali sono le differenze?
Facendo l’elenco dei sintomi che caratterizzano la sindrome da stanchezza cronica ci si rende facilmente conto di quanto siano ascrivibili ad altre condizioni patologiche, escluse le quali tuttavia, ci si ritrova a scandagliare l’intero universo delle patologie mentali, escluse anche queste si brancola nel buio.
Attualmente si parla molto di long-covid, in fase di analisi e studio, non dimostrato da dati tangibili, che nella sintomatologia, sembra molto simile proprio alla sindrome da stanchezza cronica.
Ecco i sintomi:
- Deficit di memoria e concentrazione
- Dolore muscolare (mialgia) senza motivo
- Mal di gola frequente/ricorrente
- Linfonodi ingrossati, sia sul collo che sulle ascelle
- Mal di testa molto intensi
- Dolore alle articolazioni (artralgia)
- Sonno non ristoratore
- Stanchezza intensa e prolungata, anche dopo che sono trascorse più di 24 ore dall’ultimo sforzo fisico o mentale.
La comune stanchezza fisica ha sempre una causa evidenziabile e facilmente rintracciabile in un’attività fisica eccessiva o prolungata, solitamente il riposo è risolutivo.
Nella stanchezza cronica si riferisce uno stato di affaticamento e vera e propria spossatezza che non si risolve col riposo.
Quali esami fare per la stanchezza persistente?
La diagnosi da fare è di tipo differenziale con tutte (forse troppe) le patologie che causano stanchezza.
Si dovrà attuare un controllo:
- del funzionamento della tiroide;
- un controllo glicemico ed insulinemico per escludere il coinvolgimento del metabolismo glucidico e del diabete di primo e secondo tipo;
- si dovrà valutare la qualità del riposo notturno ed escludere eventuali disturbi del sonno;
- si dovrà differenziare con alcune patologie autoimmuni;
- si dovrà valutare patologie a carico del sistema nervoso, patologie psichiche, disturbi psicologici.
4 rimedi per combattere la stanchezza cronica
Alla luce di quanto abbiamo descritto, quando tutte le analisi differenziali sono state attuate e qualsiasi causa organica è stata valutata ed esclusa, una persona che soffre di stanchezza cronica dovrà imparare a convivere con il suo stato di spossatezza imparando a gestire la sua vita tarandola sulle effettive possibilità che il suo corpo e la sua mente possono sostenere fattivamente.
La psicoterapia
Accettare la propria condizione attraverso una terapia psicologica è sicuramente consigliabile per ogni paziente affetto da una condizione cronica, qualsiasi sia la sua diagnosi, qualsiasi sia il suo stato mentale.
Prendere atto della propria condizione di salute e imparare a gestirla può solo condurre il paziente verso uno stato di benessere psicologico e fisico, pur affrontando nel cammino psicoteraupetico momenti impegnativi e di down mentale, alti e bassi, la consapevolezza associata alla perseveranza può portare solo a miglioramenti a lungo termine.
L’attività motoria
Camminare, nuotare, fare jogging. L’attività fisica svolta in maniera misurata e cadenzata regolarmente può solo favorire un riallineamento metabolico.
Dalla riduzione dello stress attraverso il controllo del cortisolo e dei picchi di insulina, al rilascio di endorfine, con conseguente aumento del benessere psicofisico, mai un’attività motoria misurata ha visto peggiorare lo stato di salute di una persona.
Se svolta all’aria aperta e in compagnia, favorendo l’esposizione solare e la socializzazione, ancora meglio!
Uno stile di vita bilanciato
No stress. Questo è imperativo per chiunque, figuriamoci per chi soffre di stanchezza cronica. Essere consapevoli della propria riserva energetica, delle proprie potenzialità mentali e fisiche e conseguentemente, per un rapporto logico, dei propri limiti, ci permetterà di capire quali abitudine malsane, acquisite nel tempo, vadano eliminate dalla nostra routine.
Il periodico uso di integratori
Anche nell’uso degli integratori si dovrà porre molta attenzione. Nessuno dovrebbe acquistarne a “caso” e men che mai categorie di persone con condizioni di salute fisica e mentale fragili.
Importante è definire col medico e con il farmacista, non solo quale tipo di integratore prendere, ma anche la cadenza in cui assumerlo.
Quando si soffre di stanchezza cronica si dovrà avere un’alta consapevolezza dei periodi in cui fisiologicamente si affronta un peggioramento dello stato di spossatezza e di quelli che normalmente sono da noi percepiti come periodi di personale forza. Ricordando sempre che eventi improvvisi (le variabili della vita) possono inficiare inaspettatamente i nostri periodi “up”, incidendo in senso peggiorativo sul nostro corpo.
Ecco, che conoscersi diventa fondamentale e salvifico.
Si può guarire dalla stanchezza cronica?
Come per tutte le condizioni inspiegabili che ci affliggono, la qualità della nostra vita passa dall’accettazione dell’inevitabile. Ognuno ha la sua dose di afflizioni e spesso la soluzione (che un domani, si spera, la scienza porterà alla luce) per ora non si trova e non c’è.
“La guarigione” a questo punto diventa solo un cambio di atteggiamento verso sé stessi ed il proprio stato di salute. Accettazione, nuove prospettive, diversi approcci e nuove vie da percorrere.
Non è forse, secondo il proverbio, il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
In questo caso l’approccio cognitivo-comportamentale della psicoterapia aiuta il paziente a comprendere il suo stato di salute, ad accettarlo e a vivere di conseguenza.
Non è vita una vita passata a cercare una diagnosi fantasma, è piuttosto tempo occupato a non vivere. Passatemi questo pensiero del tutto personale.
Al prossimo articolo,
Dott.ssa Marta Rovere
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