Vitamina D bassa: cause, sintomi e rimedi per la carenza

vitamina D bassa

Quando i livelli di Vitamina D sono da considerarsi bassi? Possiamo valutarlo autonomamente o è richiesta la competenza medica? Considerando la tossicità di questa vitamina eviterei il “fai da te”. Facciamo chiarezza?

Quali sono i valori ottimali di vitamina D nel sangue?

La vitamina D abbiamo visto essere, in realtà, non una sola vitamina ma un gruppo di vitamine liposolubili deputate a:

  • Promuovere l’assorbimento del calcio a livello intestinale
  • Mantenere nella norma i livelli ematici di calcio e fosforo
  • Promuovere il riassorbimento di calcio e fosforo a livello renale
  • Rinforzare le ossa, attraverso la deposizione del calcio a livello del tessuto osseo
  • Favorire la crescita ossea nei bambini.

I valori desiderabili di vitamina D sono compresi tra 20 e 40 ng/ml.

Infatti, per valori superiori ai 20 ng/ml si considera garantita l’efficacia per gli esiti scheletrici, mentre per valori inferiori ai 40 ng/ml si considera garantita la sicurezza, non essendo documentati rischi aggiuntivi.Valori indicativi di “carenza” di calcitriolo sono individuati, invece, per valori di Vitamina D < 20 ng/ml, a fronte dei quali è giustificato l’inizio della supplementazione farmacologica da parte del medico curante.
Il controllo sistematico dei livelli di Vitamina D non è raccomandato, sta al medico valutarne la necessità.

Cause della carenza di vitamina D

In molte persone la carenza di vitamina D è del tutto asintomatica. Come abbiamo visto nel precedente articolo, una grave carenza determina il rachitismo nei bambini e l’osteomalacia negli adulti. Inoltre condizioni di ipovitaminosi D possono portare anche a riduzione della forza muscolare e dolori diffusi.

La causa principale della carenza di questa vitamina è la ridotta esposizione solare, poiché come abbiamo più volte ribadito, viene sintetizzata dal nostro corpo proprio attraverso una regolare e controllata esposizione ai raggi UVB.

Pur essendo scarsamente presente negli alimenti anche un insufficiente apporto alimentare, o un aumento del fabbisogno, possono causarne una carenza.

Molto importante come causa di deficit di vitamina D la presenza di un’alterazione dell’assorbimento intestinale.

Alcune malattie renali ed epatiche, come anche alcuni farmaci (ipocolesterolemizzanti, antiepilettici, glucocorticoidi (ormoni steroidei), antimicotici e farmaci per l’HIV), possono inficiare i meccanismi di attivazione della vitamina D.

La mancata presenza della “forma attiva” di questa vitamina inficia i metabolismi in cui quest’ultima ha un ruolo fondamentale.

Sintomi della vitamina D bassa

La carenza di vitamina D è asintomatica, quando si manifesta con sintomi significa purtroppo che il deficit è già molto grave.

Tali sintomi sono:

  • dolore alle osteoarticolari
  • dolori muscolari
  • debolezza muscolare
  • ossa fragili
  • sintomi neurologici, come per esempio contrazioni muscolari involontarie (disturbi da fascicolazione muscolare)
  • stati confusionali con difficoltà a pensare in modo chiaro
  • stanchezza ricorrente
  • ansia
  • disturbi del sonno.

Diagnosi di deficit di vitamina D

La diagnosi si attua con un test ematico, ovvero il dosaggio del 25-idrossicalciferolo o calcidiolo.

Posto che il dosaggio ematico della vitamina D dovrebbe essere eseguito solo in presenza di specifiche condizioni di rischio e su indicazione del medico, quando viene però appurata la carenza dai valori ematici, (range tra 20 e 40 ng/ml), autorizzerà il medico a procedere con l’integrazione a mezzo di farmaci o integratori di vitamina D.

La diagnosi quindi avviene solo attraverso il medico che prescrive il test di laboratorio in quanto una serie di sintomi sentinella riferiti o visibili nel paziente, lo mettono in allarme.

Accertata la necessità dal dosaggio ematico si potrà, risultati alla mano, giungere alla diagnosi di ipovitaminosi D.

Non esiste “fai da te”, non ha senso ripetere l’esame ematico senza un’indicazione medica mirata. Questo perché la diagnosi di deficit di vitamina D, come di qualsiasi vitamina, è molto complessa e non facilmente diagnosticabile.

Quali conseguenze comporta la vitamina D bassa?

Le conseguenze di un’ipovitaminosi di tipo D sono soprattutto legate a carenze di calcio e fosforo che a loro volta comportano problemi al tessuto osseo: rachitismo, osteomalacia e osteoporosi, parodontiti.

Non facendo menzione di patologie la cui correlazione con la carenza di vitamina D è tutt’ora in fase di analisi e studio, possiamo però affermare che il soggetto che non ha valori adeguati di vitamina D spesso è vittima di stanchezza e abbassamento delle difese immunitarie, anche in virtù dell’alterato metabolismo dei sopra citati calcio e fosforo.

Come aumentare i livelli di vitamina D

Per aumentare i livelli di vitamina D si deve porre attenzione allo stile di vita e alle abitudini alimentari, e talvolta prendere in considerazione l’integrazione.

Stile di vita

Esporsi con regolarità e le dovute precauzioni alla luce solare favorisce l’aumento dei livelli di vitamina D.

Ricordiamoci che l’applicazione di creme solari, fondamentale soprattutto in tenera età, ma sempre nel corso della vita, per prevenire il tumore della pelle, può limitare quasi completamente la sintesi cutanea di vitamina D, cosicché una certa assunzione di vitamina D anche attraverso la dieta è sempre consigliata.

Alimentazione per la vitamina D

Anche se questa vitamina non è riccamente contenuta nei cibi, un’alimentazione sana e corretta nell’apporto dei macro-nutrienti, ovvero carboidrati, lipidi e proteine non potrà che migliorare il nostro stato metabolico di base favorendo un equilibrio migliore per assorbire tutte le vitamine in generale.

Certo la lista degli alimenti ricchi in vitamina D la agevolo comunque:

  • Funghi
  • Carne di fegato
  • Fegato di bovino
  • Olio di fegato di merluzzo (con il più alto livello di vitamina D, circa 210 µg per ogni 100 g)
  • Burro
  • Formaggi grassi
  • Sgombro
  • Tonno
  • Salmone
  • Ostriche
  • Gamberi.

Integratori di vitamina D

La terapia sarà scelta in base alla causa scatenante l’ipovitaminosi e sarà volta a riportare nel range corretto la vitamina D. Alle volte è sufficiente agire con un integratore ed una correzione della dieta alimentare.

Il latte materno ne è povero, quindi spesso il neonato assume delle gocce di colecalciferolo durante il primo anno di vita. Alcuni tipi di latte artificiale hanno già le vitamine addizionate nella loro formula.

Negli anziani spesso si utilizzano dosaggi ben più alti e che necessitano di ricetta medica e posologia personalizzata.

Se sovradosata la vitamina D è tossica e causa:

  • Mineralizzazione di tessuti non ossei con calcificazioni diffuse a livello degli organi interessati;
  • Contrazioni e spasmi muscolari;
  • Debolezza muscolare;
  • Vomito, diarrea o stitichezza, e mal di testa;
  • Perdita dell’appetito e calo del peso corporeo;
  • Formazione di calcoli renali;
  • Confusione e disorientamento;
  • Problemi cardiaci.

Per cui MAI assumere integratori di vitamina D senza aver consultato il medico.

Prevenzione della carenza di vitamina D

Ad aumentare il rischio di carenza di vitamina D contribuiscono diversi fattori, tra cui:

  • Fumo di sigaretta
  • Età avanzata (poiché la cute perde parte della sua efficienza produttiva)
  • Obesità (perché il tessuto adiposo sequestra la vitamina D e in questo modo ne riduce la biodisponibilità)
  • Assunzione di farmaci che interferiscono con il metabolismo della vitamina D
  • Pelle scura (perché si accompagna a una minore efficienza produttiva cutanea)
  • Alcolismo (perché altera l’assorbimento intestinale della vitamina D)
  • Presenza di osteoporosi
  • Allattamento al seno per lunghi periodi di tempo
  • Patologie che interessano il tratto intestinale e in conseguenza l’assorbimento della vitamina D a questo livello (ad esempio il morbo di Crohn, la Celiachia)
  • Presenza di bypass gastrico (perché riduce l’efficienza di assorbimento della vitamina D lungo le vie dell’apparato digerente).
  • soffrire di insufficienza renale o insufficienza epatica.

Bisognerebbe sempre favorire attività costanti all’aperto ponendo attenzione all’intensità solare ed evitando le ore più calde.

La vitamina D è a carico del SSN?

L’AIFA, ovvero l’agenzia italiana del farmaco, che si occupa di stabilire i parametri medici all’interno dei quali far rientrare la rimborsabilità di un farmaco, ha in questi ultimi anni ristretto quelli che rendono “mutuabile” la vitamina D3 attraverso l’apposizione in ricetta della nota 96 (la trovi a questo link).

Alla luce dei nuovi studi condotti, questo farmaco ha visto diminuire la fascia di pazienti a cui spetta gratuitamente. Sono stati modificati i criteri di appropriatezza prescrittiva della supplementazione con vitamina D e suoi analoghi (colecalciferolo, calcifediolo) per la prevenzione e il trattamento degli stati di carenza nell’adulto.

Criteri che rendono la vitamina D prescrivibile


Quindi andiamo a sintetizzare i criteri che rendono la vitamina D [25(OH)D] prescrivibile.Con l’indicazione: “prevenzione e al trattamento della carenza di vitamina D nell’adulto”, avranno la ricetta a carico del SSN chi:

  1. Indipendentemente dai valori di vitamina 25(OH)D sierica:
  • persone istituzionalizzate;
  • persone con gravi deficit motori o allettate che vivono al proprio domicilio;
  • donne in gravidanza o in allattamento;
  • persone affette da osteoporosi da qualsiasi causa non candidate a terapia remineralizzante.
  1. Previa determinazione della 25(OH)D:
  • persone con livelli sierici di 25(OH)D <12 ng/ml e sintomi attribuibili all’ipovitaminosi (astenia intensa, mialgie, dolori diffusi o localizzati, frequenti cadute immotivate);
  • persone con livelli sierici di 25(OH)D <20 ng/ml affette da malattie che possono causare malassorbimento nell’adulto;
  • persone con livelli sierici di 25(OH)D <30 ng/ml con diagnosi di iperparatiroidismo (primario o secondario);
  • persone con livelli sierici di 25(OH)D <30 ng/ml affette da osteoporosi di qualsiasi causa o osteopatie accertate candidate a terapia remineralizzante per le quali la correzione dell’ipovitaminosi dovrebbe essere propedeutica all’inizio della terapia

Al prossimo articolo

Dott.ssa Marta Rovere.

ATTENZIONE

Le informazioni contenute in questo sito sono presentate a solo scopo informativo, in nessun caso possono costituire la formulazione di una diagnosi o la prescrizione di un trattamento, e non intendono e non devono in alcun modo sostituire il rapporto diretto medico-paziente o la visita specialistica. Si raccomanda di chiedere sempre il parere del proprio medico curante e/o di specialisti riguardo qualsiasi indicazione riportata. Se si hanno dubbi o quesiti sull’uso di un farmaco è necessario contattare il proprio medico.

Autore

  • Dott.ssa Marta Rovere

    Dopo gli studi classici ho conseguito la laurea in Farmacia alla Sapienza di Roma nel 2006. Abilitata alla professione nello stesso anno ho vestito i panni di farmacista al banco per 15 anni, esercitando con dedizione e continuando sempre a studiare e ad approfondire tutti gli aspetti del mio mestiere, che è sempre in continua evoluzione. Dalla medicina allopatica alla medicina omeopatica, dalla dermocosmesi alla veterinaria, negli anni ho trasferito la mia professione nel digitale per poter condividere le mie conoscenze sul web. Sono anche una SEO specialist certificata e scrivo per passione e, ad oggi, mestiere. Gestisco anche dei canali social e sono una creatrice di contenuti.

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